AR | RAFAEL IGLESIA E RICARDO SARGIOTTI 

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a rosario, e successivamente a cordoba, abbiamo ritrovato il filo del discorso iniziato in paraguay e sin qui delineato in questo viaggio.


visitando l'opera di rafael iglesia e conversando con ricardo sargiotti, abbiamo potuto addentrarci in una dimensione altra dell'architettura, intellettuale prima che fisica, dalla quale siamo rimasti molto affascinati.

'mi considero un buon osservatore e tento sempre di incontrare un punto di vista differente, ponendo in valore elementi ordinari che passano inosservati.
non faccio schizzi né guardo pubblicazioni.
lavoro con maquetas alle quali pongo le domande. e a seconda delle risposte che ricevo avanzo differentemente.'*

in queste frasi si riassume il modus operandi di iglesia, che si declina poi in più aspetti. in primis la questione principale dell'architettura di sostenere un peso.

'se il tetto cade è perché non ha un buon sostegno. propongo di invertire la questione, di modo che il peso non sia il problema ma la soluzione.
per questo costruisco strutture primarie dove il peso imprigiona i distinti elementi che le compongono. si raggiunge la stabilità in maniera inversa, usando il peso a favore'*, come nei padiglioni del parque de la independencia.

o il paradosso, 'la idea strana opposta a quel che si considera generalmente come vero, o una proposizione in apparenza falsa che infrange il senso comune'*, espresso come uso di un materiale fuori dal suo contesto, come la pavimentazione di mattoni o le strutture in 'fers à beton' del parque yrigoyen.

o, ancora, l'indipendenza dalla funzione, nella pretesa di 'realizzare un'opera che non abbia la necessità di dichiarare quel che è, qual sia la sua funzione o di quali elementi sia composta; che non abbia nulla da dichiarare. un'opera che sia più vicina al mondo delle cose che a quello degli oggetti. dove la forma e l'espressione risultino indipendenti dall'uso'*, come nell'edificio altamira.

una dimensione squisitamente intellettuale della professione, che porta sargiotti a spingersi anche oltre:'quel che mi affascina di più oggi, a cinquant'anni, è il non-costruire più che il costruire'.

una postura seducente e inusuale, rispetto al mondo e alla professione in particolare, che accompagnata da risultati tangibili di grande qualità, qui documentati con foto e video, ci obbliga oggi a questionarci e a ricollocarci in quanto architetti.

* rafael iglesia, citato in 'obras y textos', ARQ CLARIN, buenos aires


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